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Uno spettacolo presidenziale
Genere: Teatro > Teatro civile
Autore: Ascanio Celestini
Regista: Ascanio Celestini
Compagnia: Fabbrica
con Ascanio Celestini
In un metaforico paese contemporaneo o futuro che attraversa una surreale guerra civile, alcuni cittadini rivelano pensier, paure e violenze quotidiane (subite e inflitte), in attesa che un tiranno li liberi dalle guerra e dalla democrazia (e dall’aspirazione alla democrazia). Nella luce scura e blu del palco, con il rumore di una pioggia incessante resa dal cadere cadenzato di una goccia d’acqua, si snodano le storie di cinque condomini di uno stesso palazzo; cittadini (o meglio sudditi) di uno stato in rovina, dilaniato da una guerra tra aspiranti tiranni.
Tra la scarna scenografia, i cinque personaggi, illuminati da una flebile luce, si raccontano, dandoci un quadro della loro vita privata e della violenza che alberga nel loro animo, figlia e allo stesso tempo madre della realtà che si trovano a vivere.
“Ho immaginato alcuni aspiranti tiranni che provano ad affascinare il popolo per strappargli il balcone e parlano senza nascondere nulla. Parlano come parlerebbero i nostri tiranni democratici se non avessero bisogno di nascondere il dispotismo sotto il costume di scena dello stato democratico. Ho lavorato sulla violenza del linguaggio cui ci hanno abituato i mezzi di comunicazione di massa, violenza tanto più forte quanto più è distante da noi. Uno dei discorsi presi ad esempio è quello fatto da Bettino Craxi in Parlamento nel ’92, quando sostenne che buona parte del finanziamento politico fosse irregolare o illegale: partendo da questo presupposto, lui disse chiaramente che il sistema poteva essere considerato persino criminale. Interessante, se risentito a distanza di vent’anni. Lo cito nello spettacolo, e si ascolta anche la sua voce, assieme a quelle di altri politici del presente e del passato.
Nel discorso finale del dittatore, Celestini riflette sul significato di tirannia e democrazia, arrivando a sostenere, attraverso il proprio personaggio, come le due cose siano in realtà due facce della stessa medaglia, e che la sopraffazione del più debole sia in verità propria della natura umana.
Come di consueto, Ascanio Celestini è solo in scena con una scarna scenografia che mette ancor più in evidenza le sue parole, le sue affabulazioni che hanno il pregio di far riflettere, sorridendo.