Info:

Associazione culturale l'arboreto
333.3474242
teatrosocialenovafeltria@arboreto.org
www.teatrivalmarecchia.it

Teatro Sociale
tel. 0541 921935
(solo nei giorni di spettacolo, dalle ore 17)
novafeltria@teatrivalmarecchia.it

Urp Comune di Novafeltria
tel. 0541 845619
(dal lunedì al sabato,
dalle ore 9.00 alle ore 12.30)

www.comune.novafeltria.rn.it

Teatro Sociale

di Novafeltria

19

mar'17

ore 18:00

Il Vangelo secondo Antonio

Autore: Dario De Luca

Regista: Dario De Luca

Compagnia: Scena Verticale

con Matilde Piana, Dario De Luca, Davide Fasano

musiche originali Gianfranco De Franco
scena e disegno luci Dario De Luca
audio e luci Vincenzo Parise
assistente alla messinscena Maria Irene Fulco
costumi e assistenza all’allestimento Rita Zangari
realizzazione scultura Cristo Sergio Gambino
organizzazione Settimio Pisano, Rosy Chiaravalle
produzione Scena Verticale
durata 75 minuti


a seguire
Scena Verticale
MORIRE DENTRO SI PUÒ
incontro pubblico sulle problematiche dell’Alzheimer
a cura di Dario De Luca, Matilde Piana, Davide Fasano

Si ringraziano: prof.ssa Amalia Bruni, Direttore del Centro Regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme; Michele Farina, autore del libro “Quando andiamo a casa?” Edizioni Rizzoli; Francesca Frangipane, autrice del libro “La vita dimenticata” Edizioni Rubettino; Associazione per la Ricerca Neurogenetica di Lamezia Terme.

Don Antonio, un parroco di una piccola comunità, vicario generale del vescovo, si ammala di Alzheimer. Al suo fianco la sorella, devota perpetua dal carattere rude, e un giovane e candido diacono. La malattia colpirà la mente brillante di questo sacerdote e nulla sarà più come prima: i congiunti si muoveranno a tentoni in un terreno per loro sconosciuto, con rabbia, insofferenza e shock. Don Antonio, entrato nella nebbia, inizierà a perdere tutti i riferimenti della sua vita ma allaccerà un rapporto nuovo e singolare con Cristo che porterà avanti anche quando, alla fine, si sarà dimenticato della malattia stessa. Dimenticare di dimenticarsi può essere comunque un punto di arrivo, un ultimo approdo verso la propria interiorità. Perché il racconto della malattia, condito dell’involontaria comicità che si porta dietro, è anche il pretesto per riflettere sulla fede e sul senso religioso che ognuno di noi, volente o nolente, ha dentro di se. In Italia il tabù della demenza è ancora un macigno, un qualcosa che si nasconde dietro giri di parole. A più di 100 anni dalla scoperta del morbo si fa fatica ad abituarsi all’idea che tanto non c’è cura, che tanto non ci sono vere e proprie terapie. In Italia i malati sono più di un milione. A tutti loro e alle loro famiglie questo spettacolo è dedicato.